Questa è la storia di una ragazza che aveva perso la speranza, e che ormai conviveva con la dermatite erpetiforme prima, e atopica poi, da 30 anni.
Con asma allergica sin da piccola, a 21 anni scopro di essere celiaca, dopo tre/ quattro anni di gonfiori/malumori/mal di pancia ma soprattutto dermatiti.
La prendo bene, anche se l’essere godereccia e gioviale non aiuta una vita di restrizione. Poi l’ennesima botta: allergia al cioccolato,al peperoncino,al curry. Un altro elenco di allergeni da memorizzare. Un prurito insopportabile, che mi costringeva a mettere i guanti di cotone, legati ai polsi con lo scotch di carta.
Tolgo i cibi e i profumi, tolgo i detersivi e gli ammorbidenti, quelli al profumo di cotone. La situazione ovviamente, a dieta strettissima secondo i protocolli dell’Associazione Italiana Celiachia, migliora, ma il prurito, quello resta. E nulla, se di giorno riuscivo a contenerlo, di notte mi scatenavo. Poco importava che chi dormisse con me cercasse di tenermi per le braccia, grattavo comunque sempre e forsennatamente. Tutte le mie giunture sono state scorticate per 30 anni. Polsi, interno gomito, ginocchio, sotto il gluteo, il collo, l’attaccatura dei capelli…sono una sportiva, e mi ero ormai abituata a sentirmi chiedere che cosa avessi alla pelle x volte a settimana in palestra quando ormai io stessa mi ero dimenticata delle piaghe che portavo. La mia famiglia, i miei amici, i mie morosi che nel frattempo sono cambiati hanno, tutti con uguale pazienza, speso cifre inimmaginabili in rimedi di tutti i tipi: dall’olio d’oliva da tamponare, all’aloe fatta dalle monache di clausura, a lui: il re, il cortisone. Cortisone che chiaramente placa la piaga, ma nulla può sul prurito. Da poliallergica ho consumato scatole di antistaminici tali da poter comprare un garage in zona centrale di una città media. Fino a che, sotto l’ultimo Natale, la mia gastroenterologa fa l’ennesima prova: fermenti lattici specifici e poi Butyrose. Lo compro senza alcuna emozione, come si timbra il cartellino il mercoledì mattina di una mezza stagione. ormai mi racconto persino delle favole sulle mie piaghe e sul fatto che d’estate, in costume, mi rendano marezzata come un dalmata. Però vedo gli sguardi di chi mi vuole bene, che si soffermano qualche secondo in più del dovuto. Mi gratto ancora quando sono stressata o nervosa, ma ne ho perso l’abitudine. In un mese e mezzo ho una pelle nuova. Con anni di cicatrici, ma nuova. Posso persino mettermi la crema “normale” e non da farmacia, ho usato persino un olio profumato, una volta. Chi vuole ora mi guarda, e, semplicemente, chi non vuole no. Si crede, sin dall’antichità, che la pelle, essendo il primo contatto tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e l’ambiente, tra l’uomo e gli altri, abbia una valenza più profonda di un organo qualsiasi. La nostra prima barriera e il nostro primo contatto. Sono come un bambino, che tocca la neve per la prima volta. Grazie infinite.
Elena, 31 anni, Udine